IL BOTTO DI FINE D'ANNO DI GIGGINO

"Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile. Oggi i probiviri si sono espressi con provvedimenti duri e giusti. Chi non sostiene il contratto di governo è fuori dal Movimento. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto".
A scrivere il debol pensierino è Giggino Di Maio che ha scelto l'ultimo dell'anno per ordinare ai probiviri l'espulsione del sen. Gregorio De Falco (foto), reo di non essersi piegato al in Parlamento alle sue direttive.


Le sue perché, contriamente da quanto sostiene, gli elettori del M5s non hanno votato per l'alleanza con la Lega, intervenuta ad urne chiuse da settimane.
A De Falco non è stata perdonata l'astensione sul voto di fiducia al governo per il decreto sicurezza. Il Parlamentare aveva ravvisato, a ragione, nel decreto Salvini profili di incostituzionalità avvertendo il rischio di maggiore insicurezza, perchè relega migliaia di migranti in una situazione di irregolarità, con evidenti rischi di devianza, criminalità e lavoro nero. Argomenti solidi, messi sotto il tappeto dai vertici del M5S che in nome del "contratto" hanno digerito e fatto digerire una legge fascistoide e sicuramente illiberale.
Laconico il commento di De Falco:"Mi dispiace molto. Confidavo nel fatto che ci fosse uno spazio di democrazia che invece, a quanto pare, non c'è".
Con De Falco sono stai espulsi un altro senatore e due europarlamentari. La sorte delle senatrici Mugnes e Fattori è segnata ma forse Giggino ha pensato che 4 senatori cacciati in un colpo solo sono troppi e tanto vale attendere qualche giorno. Anche perchè occorerà regolare i conti con i 10 deputati "ribelli" che sono risultati assenti ingiustificati durante il voto di fiducia sulla manovra.
Ora che è tornato Dibba, Giggino deve per forza fare la faccia feroce.
Il botto di fine d'anno è un segnale di grande debolezza. Inoltre non vi sarà nessuno che proverà a spiegare a Giggino che quando, in una comunità politica, si cauterizza il dissenso con provvedimenti disciplinari non si va molto lontano. Se lo augurano in molti: fuori e, (probabilmente) da oggi. dentro il MoVimento.
(E.P.)