Le dimissioni del ministro della difesa Avigdor Liebermann che hanno causato l'indebolimento del governo israeliano di Benyamin Netanyahu, che ora può contare solo di un voto di maggiorenza alla Knesseth (foto), probabilmente porterà ad anticipare ai primi mesi del 2019 le elezioni politiche.
Il colpo al governo di coalizione nazionalista e religioso al potere è stata la decisione del premier di bloccare la nuova guerra contro Gaza e di optare per il cessate il fuoco proposto dall’Egitto e già accettato da Hamas e altre organizzazioni palestinesi. Un passo condannato dalle migliaia di israeliani nei centri abitati adiacenti alla Striscia di Gaza che invocano a gran voce dalla scorsa estate una nuova ampia offensiva militare per mettere fine, affermano, «alla minaccia dei razzi palestinesi».
La caduta del governo e nuove elezioni disegnano con un futuro incerto per Netanyahu, che tuttavia può giovarsi del fatto che, ad oggi sembrerebbe non essreci, nel Likud e nella destra israeliana un altro leader che sia egualmente carismatico e politicamente abile.
A meno che Avigdor Libermann il ministro della difesa dimissionario che ha provocato la crisi, leader del partito Israel Beytenu (Israele Casa nostra), espressione di un elettorato populista composto da emigrati russi e dell'est europeo (lo stesso Liebermann è moldavo di nascita) non decida di sfidare apertamente Netaniahu e Naftali Bennet, leader di Casa Ebraica, partito della destra religiosa, recuperando le parole d'ordine bellicose e il lessico non ortodosso e aggressivo che ha caratterizzato la sua ascesa politica fino all'ingresso nel governo. Occorre considearre che il superfalco Liebermann ha dimostrato di essere molto pragmatico riuscendo ad instaurare in questi due anni un ottimo rapporto con tutti i rappresentanti delle varie comunità della Striscia, compresi pezzi della sinistra.
Le sue posizioni hanno spesso causato scontri con le agenzie di sicurezza. Lo scorso febbraio ha reso resa pubblica la decisione di creare una nuova batteria missilistica che sarà gestita dalla fanteria contro l’opinione dei generali israeliani.
Strade bloccate, copertoni date alle fiamme, slogan contro Netanyahu hanno spinto un politico astuto come Avigdor Lieberman a dare le dimissioni, in segno di protesta contro quello che ha definito un cedimento al terrorismo e a mettersi nella condizione ideale per raccogliere consensi popolari in vista del voto anticipato al quale ha fatto subito appello.
Netanyahu si trova ora in una posizione scomoda, in cui paradossalmente rischia di apparire troppo “moderato” per poter guidare, come fa da quasi 10 anni, la destra e il paese.
