Dunque The Donald ha rumorosamente saltato anche l'insidioso ostacolo delle Midterm portando a casa un risultato se non positivo neppure così negativo come talune previsioni avevano fatto supporre e, soprattutto, sperare.
La riconquista dei Dem della House (la Camera dei Rappresentanti) era largamente pronosticata così come la tenuta del GPO al Senato. Nella seconda parte del suo mandato Mr. President dovrà fare i conti con un Congresso se non ostile, sicuramente molto attento e puntuto. Vale per la House, dove il GOP sarà minoranza, ma anche per il Senato, in considerazione del fatto che tra i repubblicani non è che Trump goda di simpatie entusiastiche.
Tuttavia occorre riconoscere che, in barba all'establishment del GOP e ai pronostici, che oggi appaiono alla stregua di crepuscolari wishful thinking, il trumpismo non è uscito affatto ridimensionato dal voto. Basti pensare agli esiti per i Governatori e alle sia pur risicate vittorie dei candidati del GOP in Texas e soprattutto in Florida, due stati da sempre decisivi per l'elezione del Presidente dell'Unione.
Nè, ci si possono aspettare mutamenti in politica estera (codesta per l'Europa è una pessima notizia) poichè la House non condiziona se non in minima parte gli orientamenti presidenziali.
E, quella dei dem, un a vittoria dimezzata se non addirittura una non vittoria, se si pensa che l'America profonda e rurale, quella degli sati del Middle West e del Sud ha confermato la sua vocazione conservatrice e isolazionista, innervata dalla retorica xenofoba e aggressiva del presidente che in campagna elettorale si è speso molto con messaggi incendiari e minacciosi.
I Dem, in termini di voti assoluti seguitano ad essere più votati dei repubblicani ma il sistema elettorale non consente loro di trarne beneficio. Ma il punto è un altro. I dem non sono stati in grado, al termine del doppio mandato di Obama, di proporre una piattaforma politica innovativa nè una leadership che interpretasse il cambiamento necessario. Ci provò l'arzillo senatore del Vermont Bernie Sanders (rieletto nelle Midterm) ma dovette,suo malgrado adeguarsi alle indicazioni dei vertici dem con un poco convincente endorsement alla Convention per un'esausta Hillary Clinton.
Se ciò non fosse avvenuto probabilmente oggi staremmo osservando e commentando uno scenario diverso.
La sconfitta di Hillary ebbe effetti devastanti per i Dem, OGGI ancora privi di una leadership rappresentativa al punto che nella campagna delle Mid term ha dovuto scendere in campo lo stesso expresidente.
Tuttavia il seme del vecchio Bernie e della sua dottrina di matrice socialdemocratica pare avere attecchito se è vero come e vero che farà il suo ingresso alla House una 29enne newyorkese, Alexandria Ocasio Cortez, di genitori portoricani, eletta nel distratto di Queeen Bronx che non fa mistero di essersi formata alla scuola politica di Sanders. Non sarà certamente l'unica.
La fotografia dell'America che esce dal Midterm 2018 ci rappresenta una nazione in cui le distanze tra Trump e l'elettorato progressista e giovane si vanno allargando. Se i dem riusciranno ad uscire dall'imbuto di una imbarazzante e ottusa difesa di un'establishment frustrato ed indebolito, non è per nulla scontato che il Tycoon possa ottenere un secondo mandato.
Quanto alle ricadute che l'esito del Midterm potrà avere in Italia è di tutta evidenza che il vento non è cambiato ma almeno, si spera, si va attenuando.
Con i tempi che corrono se non è una buona notizia almeno può fare intravvedre un pò di luce alla fine del tunnel, poichè dagli States arriva un duplice messaggio: che se si ha il coraggio di cambiare i manovratori l'elettorato comprende e premia chi tale cambiamento ha promosso e che nei prossimi due anni l'aggressiva prassi trumpista farà fatica a dispiegarsi e raggiungere le presunte filiali europee e italiane.
Ergo: God bless America!
