COME LA FRANCIA. ANZI PEGGIO. COME L'AUSTRALIA

Ora che, grazie al reportage dell'inviato del quotidiano La Stampa in edicola il 2 novembre, è stata fatta piena luce su ciò che accade all'estremo confine orientale dell'Italia e dell' Europa, il comportamento della gendarmerie francese che scarica gli immigrati, lungi dal non continuare essere meritevole di censura, va tuttavia inquadrato in una prassi consolidata che coinvolge Italia, Slovenia, Croazia (vedi grafico) e, in ultima analisi, L'Unione Europea.
Da settimane, forse mesi i tre paesi succitati si rendono quotidianamente responsabili di un vero e proprio mercato illegale di carne umana, con l'intento di respingere i migranti fuori dall'Europa, raccoglierli in un campo profughi, a Velika Kalusa, in Bosnia Erzegovina, in condizioni igienico sanitarie terribili e con l'inverno balcanico alle porte, senza che per questi disperati vi sia altra alternativa che ritentare il passaggio.


"Sono respingimenti a catena. Restituzioni illegittime. Violazioni delle direttive europee, del regolamento di Dublino e delle leggi italiane. Sembra una specie di manovra di alleggerimento. Abbiamo diverse testimonianze che confermano questa nuova prassi. I migranti vengono abbandonati nei boschi come dei banditi. Non esiste alcuna logica. Non si capisce perché qualcuno sì e qualcun altro, invece, no. E la cosa più sconcertante, è che tutte le polizie coinvolte sanno benissimo di muoversi al di fuori della legge". A parlare è Gianfranco Schiavone il presidente di Ics, la più importante istituzione dell’accoglienza a Trieste assieme alla Caritas.
Alcune settimane fa, a seguito delle segnalazioni delle ong presenti sul territorio, la commissaria ai Diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic aveva inviato un'allarmata lettera al governo croato chiedendo informazioni circa le brutali modalità con cui i poliziotti croati trattavano i migranti.
Allora si pensava che il flusso migratorio fosse concentrato in quell'area ovvero al confine tra Bosnia e Croazia. Oggi invece scopriamo che il confine croato è interessato anche al ricevimento dei respinti da Italia e Slovenia a cui viene riservato, neanche a dirlo lo stesso trattamento violento a base di pestaggi, bastonature e furti.
Siamo in presenza, se non fosse chiaro, dell'applicazione illegale in terra europea della dottrina australiana del No Way: non venite chè tanto vi respingiamo.
Nel caso australiano in uno sperduto atollo nel pacifico, nel caso europeo in un piccolo borgo di una nazione che dell'Ue non fa parte.
In particolare qualcuno dovrebbe avere la cortesia di spiegarci qual è la differenza tra le modalità usate dai francesi al confine con l'Italia e quelle degli italiani e sloveni (i croati con l'aggravante della violenza). Ce lo spieghi in primis l'ineffabile Ministro degli Interni italiano Matteo Salvini. Codesti comportamenti secondo le testimonianza raccolte tutt'altro che inediti ma dilatati nel tempo, della polizia italiana (e, da quando la Regione Friuli Venezia Giulia, è passata ad un governatore leghista, sembra anche da personale appartente ad altre amministrazioni), avvengono forse "a sua insaputa"? E, se così non fosse,come è lecito supporre, con quale faccia leva grida e alti lai contro i cugini d'oltralpe, a cui ispiriamo i nostri comportamenti, con l'aggravante della complicità delle polizie slovena e croata?
Ce lo spieghi poi l'Europa che sembra assistere passiva alla sistematica violazione dei diritti umani, dello stesso indecente trattato di Dublino, incapace di affrontare con urgente determinazione un problema di portata epocale.
Il meno che ci si possa attendere è una decisa presa di posizione, che non si limiti ad una generica e inifluente censura, prima che i sovranisti, gli xenofobi i nazionalisti (anche quelli sotto le mentite spoglie del PPE) arrivino a complicare ulterirormente una situazione già assolutamente inaccettabile.