Il 12 ottobre 2018, fino ad oggi la ricorrenza del Columbus day, l'Italia che non si riconosce nel Governo gialloverde si è svegliata meno rassegnata.
Grazie agli studenti medi. In serata uno dei due diarchi del Governo, Di Maio, dopo aver ironizzato sul forte richiamo arrivato da Bali dalla Troika (beato lui), allarmato per quanto avvenuto in quasi tutti i capoluogo di regione italiani dove migliaia di studenti sono scesi in piazza, non ha trovato niente di meglio da fare che postare sul solito social network un audiovideo in cui si dice pronto a incontrarli.
Si rassegni. Stavolta non basterà.
Il capo politico del M5s ha ottime ragioni per preoccuparsi perchè ieri gli studenti hanno rotto l'incantesimo che narrava del sostegno incondizionato dell'elettorato giovanile ai grillini.
Già dal DOCUMENTO reso pubblico alla vigilia dalla Rete degli studenti medi si poteva comprendere che questa volta non ci si trovava davanti ai rituali e un pò ripetitivi scioperi studenteschi d'inizio anno scolastico ma a ben altro.
Alla probabile nascita di un movimento, con una chiara piattaforma politica, che sembra non essere disposto a praticare sconti.
E' sufficiente leggere l'incipit del documento della Rete: "Quello che doveva essere il Governo del “cambiamento”, il governo dei cittadini e del popolo, sta mostrando la sua vera faccia: un Governo che costruisce consenso sulle bugie e sulla propaganda, che chiama “risparmi” i tagli sulla scuola e “giustizia” i crimini contro i diritti umani (riferimento agli immigrati n.d.r.)".
Ci fu un tempo in cui le contestazioni studentesche prendevano di mira il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'istruzione.
Gli studenti devono aver pensato che sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, stante l'inconsistenza del Premier e l'assenza dai radar del Ministro dell'Iatruzione un leghista che, per i tanti che ne ignorano l'esistenza, si chiama Marco Bussetti e hanno preferito mirare in alto,contro i veri capi del governo a cui e stato inviato un messaggio chiaro e forte. Si legge ancora nel documento:" Ora basta, l’agenda politica dei prossimi mesi ve la dettiamo noi studenti, dimostrandovi che la volontà di cambiamento nel nostro Paese c’è, ma che non è la vostra becera propaganda a poterla rappresentare: #oravogliamo tutto quello che chiediamo da anni, #oravogliamo un cambiamento reale. Il tempo delle promesse e degli slogan è finito".
Venerdì 12 ottobre 2018, tuttavia, è una data che dovrebbero appuntare sulle loro agende anche i capi dei partiti che di questa maggioranza non fanno parte ma che sono incapaci di svolgere l'opposizione, a cominciare dal Pd in cui si seguita nell'inutile osservazione del proprio ombelico, nella produzione di candidati alla segreteria ma non ci si occupa di rappresentare gli interessi e le esigenze di settori della popolazione ignorati da un esecutivo che, tra gaffes, conti sbagliati, risse quotidiane con l'Unione Europea sta trascinando il Paese nel baratro.
Le prossime settimane ci diranno quale sarà l'impatto della contestazione studentesca.
Ma eri nelle piazze italiane invase dagli studenti è sembra di udire risuonare l'antico slogan degli studenti del maggio francese del 1968: Ce n’est qu’un debut continuons le combat.
Possiamo sommessamente affermare che non è una cattiva novella?
