NELLE SCARPE E NELLA GIACCA DI GIOVANNI TRIA

Ormai è noto a tutti che nei Governi e nelle Cancellerie dei Paesi aderenti all'UE, oltre ai Premier a giocare un ruolo prioritario sono i ministri dell'Economia e delle Finanze i cui indirizzi condizionano e orientano le scelte da compiere.
In Italia non è così. Da quando si è insediato il cosiddetto "Governo del cambiamento" o, se si preferisce "del contratto" Il Premier è divenuto un silente comprimario e il Ministro dell'Economia una sorta di scrivano matematico, esecutore dei desiderata dei due vicepremier.
Chissà quante volte il prof. Tria, illustre economista di scuola liberale, docente di economia politica a Tor Vrgata, si sarà posto la domanda: ma chi me l'ha fatto fare?.


Da settimane Tria è sotto pressione: ha dovuto, obtorto collo, subire l'ukaze dei due contraenti il famigerato "contratto di governo" e riscrivere il DEF ritoccando verso l'alto il rapporto deficit Pil di quasi un punto percentuale. Ha dovuto presentarsi con il cappello in mano a Bruxelles per tentare di convincere la Commissione sulla validità di una manovra scritta sotto la dettataura di due incompetenti. Da Bruxelles l'hanno rispedito a Roma con la "raccomandazione" di rivedere le cifre, giudicate insostenibili. Ha dovuto provare a trovare soluzioni con il fiato al collo dei vicepremier, uno dei quali ha attaccato i tecnici de Mef accusandoli di remare contro. Ad oggi pare che l'impresa non gli sia riuscita.
Dopo un susseguirsi di vertici, contatti informali, estenuanti mediazioni è uscito un DEF che nella giornata di ieri è stato bocciato nell'ordine dall'Upb (Ufficio parlamentare di Bilancio) che con queste cifre non concederà la validazione. Troppo ottimistiche le stime di crescita e troppo bassa la previsione dei costi dovuti all'aumento dello spread. Da Bankitalia (pensioni e stime di crescita), Istat (indicatori non favorevoli) e Corte dei Conti (quadro macroeconomico troppo ottimista). Dulcis in fundo è arrivato anche l'avvertimento del Fondo Monetario Internazionale che invita l'Italia a non toccare nè la Legge Fornero nè Jobs act. Persino Paolo Savona, dirottato per il suo euroscetticismo dal dicastero dell'Economia (dove lo voleva Di Maio) a quello delle Politiche Comunitarie ha riconosciuto che il DEF dovrebbe essere cambiato.
Dunque l'insostenibilità di codesto DEF è certificata non solo dal perfido Moscovici e dall'Europa matrigna ma da organismi di controllo indigeni sulla cui indipendenza non è lecito sollevare dubbi.
E' comunque di plastica evidenza che, nonostante il susseguirsi dei proclami bellicosi dei Vicepremier, la manovra dovrà necessariamente subire profonde modifiche
Le prossime ore, i prossimi giorni, sic stantibus rebus, rischiano di trasformarsi per il Prof.Tria in una salita al Calvario: oggi dovrà rispondere in parlamento alle obiezioni formulate dall'Upb. Poi dovrà salire su un aereo, destinazione Bali, dove fino a sabato è in programma il meeting annuale del Fondo monetario in cui,c'è da scommeterco, il caso Italia sarà oggetto della massima attenzione.
In pochi oggi desidererebbero indossare le scarpe del professore, vaso di coccio tra vasi di ferro che, nell'ennesimo tentativo di far quadrare i conti, avrà il suo bel daffare a tenere chiusi i bottoni della giacca. Potrebbe seguire il suggerimento del collega matematico Pier Giorgio Odifreddi spiegando a chi è aduso a infischiarsene (vero Salvini?) che le regole (e le leggi) vanno osservate. Se si vuol sfidare la legge di gravità, buttandosi dal secondo piano di un palazzo occorre essere consapevoli che ci si farà molto male.