L'atteso incontro romano tra Matteo Salvini e Marine Le Pen, svoltosi nientemeno che a Via delle Botteghe Oscure (del resto in gioventù il leader leghista non si autodefiniva "comunista padano"?) come prevedibile si è risolto nel festival delle strasentite invettive contro la Commissione europea, contro l'ebreo Soros, contro l'invasione dei migranti e via di questo passo.
Quando si è trattato di illustrare il loro progetto europeo, al di la di slogan e vane promesse, è apparsa chiara, a voler essere buoni, l'opacità del programma ma chiarissimo l'obiettivo.
Entrambi lo negano ma è evidente che delle due l'una: o i sovranisti vogliono distruggere l' Unione Europea (gli indizi ci sono tutti) o, non essendo d'accordo e non avendo neppure l'idea su come gestire una governance complessa, il sciur Salvini e M.me Le Pen si sono limitati a declinare annunci buoni a infiammare l'elettorato potenziale ma privi di qualsivoglia visione prospettica.
Non è un caso che il commento del Presidente Juncker è stato lapidario: "Opero un distinguo tra gli euroscettici, che hanno delle domande, ed i populisti limitati con i nazionalisti stupidi. Non sono la stessa cosa. Dobbiamo ostacolare questa marcia verso la non Europa ispirata dai populisti stupidi e dai nazionalisti limitati".
Salvini seguita a parlare di rivoluzione del buon senso che, in verità, egli da quel dì sembra avere smarrito.
LePen si scaglia contro la "mondializzazione" spiegando che con Bannon e il suo The movement non si può avere nulla a che fare perchè "è americano" (ah! la grandeur de la France). Salvini,forse un pò sorpreso e deluso incalza sostenendo che "ciascun paese si sceglie la sua economia" e si "controlla le frontiere", ma aggiunge "l'Euro non è in discussione". No? Davvero? E Schengen? Non è che serva un'arca di scienza per capire che se passasero codesti principi l'Europa sarebbe finita e i piccoli stati divisi da confini diventerebbero satelliti irrilevanti delle grandi potenze economico-finanziarie.
Sul tema migranti poi i due imbonitori annunciano un vago piano di aiuti per l'Africa. Già ma lo zoccolo duro dell'elettorato sovranista è xenofobo e razzista e viene da dubitare che accetterebbe anche solo un accenno di spesa fuori dai confini nazionali.
Nel frattempo mentre il Vicepremier italiano disegnava scenari futuri da incubo, lo spread ha sfondato i 300 punti e la Borsa italiana è andata in perdita secca (-2.5%) toccando i minimi storici dall'aprile del 2017. Ma Salvini, beato lui, non si dice preoccupato.
Dov'è il buon senso dunque?
Infine resta da capire come quest'armata brancaleone parafascista si presenterà alle elezioni europee e con quale candidato alla presidenza della commissione, considerato che molti dei componenti dello schieramento appartengono al Partito popolare europeo, forza di maggioranza relativa del PE uscente, che, è auspicabile, dovrà finalmente uscire dall'ambiguità che ha caratterizzato il suo atteggiamento di fronte al sorgere dei sovranismi anche al proprio interno (es. L'ungherese Orbàn).
La posta in gioco non consente attendismi perchè dall'incontro romano, nonostante la confusione dei linguaggi, è emersa chiara la volontà dei due leader di sfasciare l'Europa. Il loro treno è già partito e la marcia che ha intrapreso va fermata.
Dopo maggio 2019 sarà troppo tardi.
