UN PIANO MARSCHALL PER SCUOLA E UNIVERSITA' ITALIANE

IL CROLLO DEL SOFFITTO IN UN'AULA DEL POLITECNICO DI MILANO a causa delle copiose precipitazioni dei giorni scorsi, è divenuto il simbolo dello stato delle infrastrutture italiane destinate a scuola e univesità e, per propietà transitiva, dell'intero sistema di istruzione pubblica.
E', purtroppo, solo l'ultimo episodio che offre l'esatta rappresentazione dello stato di degrado in cui, nel corso di decenni, è precipiato il comparto.
E' perfettamente inutile sgranare il rosario delle magagne che affliggono codesto sistema se non vi è alla base la presa d'atto che così non si può andare avanti. L'attuale governo,quello che avrebbe dovuto essere del cambiamento, nella redazione del bilancio del stato per il 2019 ha completamente bypassato il tema scuola e istruzione, non considerando, in verità al pari di quasi tutti i governi che l'hanno preceduto, che la vera priorità italiana è esattamente il sistema scolastico.


Eppure sarebbe sufficiente un minimo di visione per capire che il futuro della nostra comunità nazionale lo si progetta e costruisce nella scuola pubblica e, stante il disperante rating dei nostri studenti rispetto a quelli del resto d'Europa, la prima emergenza che un governo dovrebbe affrontare, anzichè occuparsi di vaccini o di altre simili amenità, giovandosi del know how di esperti che fortunatamente in Italia non mancano, dovrebbe  essere  promuovere e implementare il varo di un vero e proprio Piano Marschall, destinato al ripristino delle condizioni minime per colmare un gap che va allargandosi rapidamente.
Intanto rimuovendo in fretta il degrado infrastrutturale che mette a rischio l'incolumità dei nostri studenti. Tanti, troppi sono gli edifici scolastici che  definire inadeguati significa usare un pietoso eufemismo. Il caso dell'aula del Politecnico è esemplare. L'aver ridotto le province, a cui spetta (va) il compito di occuparsi di edilizia scolastica, ad una insignificante appendice istituzionale, senza che sul tema vi fosse una soluzione alternativa, è stata una vera e propria idiozia.
Occorrerebbe mettere in campo un  piano straordinario nazionale di investimenti pubblici per la ristrutturazione, in tempi rapidi, degli edifici scolastici che possono essere recuperati e la costruzione ex novo di altri.  
Mettere poi mano ad una necessaria e non procrastinabile ristrutturazione legata al personale docente e dirigente.
Intanto sarebbe ora di rimuovere, con la necessaria enfasi, la leggenda metropolitana che descrive la professione dell'insegnante come tra le più comode che esistano perche' caso mai vero il contrario: si tratta di una professione usurante poichè l'insegnante è chiamato a svolgere attività che riguardano la formazione e il futuro dei nostri ragazzi. Dunque gli insegnanti devono ricevere un salario adeguato.
Oggi l'insegnante è mal pagato, vittima e protagonista di un'incredibile gimkana per ottenere una cattedra che gli consenta una programmazione a lunga scadenza, sempre più frequentemente oggetto di inedite aggressioni da parte di un'imbarazzante numero di genitori che lo ritengono non già l'essenziale supporto alla crescita educativa dei prori figli ma null'altro che una controparte.
I casi di bullismo, di violenza sono valutati da molti genitori alla stregua di marachelle da trattare con affettuosi buffetti,così come il rendimento scolastico dei figli non dipende dalla loro attitudine e applicazione allo studio ma, in forza di chissà quale deformato pensiero, unicamente dall'insegnante.
Non sarà "a la page" ma sarebbe ora di ripristinare, senza se e senza ma, postulati che rendono l'istituzione scolastica funzionale alla crescita di uno stato democratico e rispettoso dei diritti di tutti e di ciascuno.
Anzituto il merito. Introducendo una forte premialità, a tutti il livelli, unicamente verso gli studenti meritevoli le cui famiglie necessitano di sostegno economico.
Poi la disciplina. Non si contano più i casi di bullismo e DI VIOLENZA ANCHE VERSO I DOCENTI . Codesto andazzo deve finire, servono a nulla le ricerche tendenti a individuare le ragioni che spingono ragazzini adolescenti a comportarsi, compiacendosene, come sociopatici.
Se non si ricompone, con l'indispensabile determinazione, il circolo virtuoso poggiato sul rispetto e sulla possibilità di sanzionare con la necessaria severità chi contravviene ai più elementari principi di convivenza, è inutile girare attorno al tema, non se ne verrà a capo. Soprattutto nella prospettiva sempre più imminente che la scuola e le università diventeranno il primo ambiente dove dovrà affermarsi come fondamento dell'Italia del futuro la multietnicità.
Sono codesti solo alcuni degli aspetti su cui una classe politica degna di questo nome dovrebbe intervenire.
Aspettarselo dall'attuale Governo è pura utopia.
Non resta che sperare che dall'opposizione qualcuno si svegli, prima che sia tardi, ed assuma un'adeguata iniziativa.