LA "PACCHIA" DEI MIGRANTI. SGOMINATE DUE ORGANIZZAZIONI A LATINA E MATERA DEDITE ALLO SFRUTTAMENTO E AL CAPORALATO (VIDEO)

La polizia di Latina ha sgominato  un'organizzazione criminale dedita allo sfruttamento del lavoro ed al caporalato ai danni di centinaia di stranieri impiegati in lavori agricoli in condizioni disumane. La misura cautelare, eseguita dai poliziotti della squadra mobile e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, ha raggiunto, tra gli altri, un sindacalista ed un ispettore del lavoro operanti nella provincia laziale.


Circa 400 stranieri, prevalentemente romeni e nordafricani, erano finiti nella rete di sfruttamento della Agri Amici Società Cooperativa di Sezze, in provincia di Latina: una cooperativa di copertura, che nascondeva in realtà una centrale di caporalato. Gli stranieri erano costretti a lavorare nei campi dieci ore di fila, a 4 euro all'ora, senza pausa. Gli stranieri, a cui non veniva garantito niente di quanto prevede il contratto sindacale minimo per chi presta manodopera nei campi agricoli, venivano stipati in furgoni della Cooperativa in numero doppio rispetto alla capienza del mezzo e trasportati da un paese all'altro.
I poliziotti stanno sequestrando decine di automezzi, beni e case degli arrestati, i proventi, cioè, dei guadagni realizzati illecitamente sulle spalle dei braccianti stranieri. Nell'inchiesta sono coinvolti anche un sindacalista e un ispettore del lavoro accusato di corruzione. I reati contestati dalla procura di Latina agli indagati vanno dall'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro all'estorsione, dal riciclaggio a reati tributari.
L'operazione arriva a un giorno di distanza dall'intervento dei carabinieri a Matera che ha portato all'esecuzione di 14 provvedimenti restrittivi, su richiesta della locale procura della Repubblica, per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro nelle aree agricole del litorale lucano-jonico. Tra i principali reati contestati - oltre all'intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera - estorsione, violenza privata, uso indebito di carte di credito e corruzione. Le indagini, scattate dalla denuncia presentata lo scorso maggio alla compagnia carabinieri di Policoro da un cittadino romeno per caporalato, sono state svolte dai carabinieri del Nucleo operativo di Policoro e del Nucleo ispettorato del Lavoro di Matera e Potenza, che a maggio 2018 hanno effettuato il fermo di quattro cittadini romeni.
Le successive attività investigative, sviluppate anche in ambito internazionale, hanno consentito di confermare le responsabilità penali dei singoli appartenenti all'organizzazione criminale transnazionale, dedita alla intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, ed individuare il modus operandi dell'associazione per delinquere che consisteva nel reclutare all'estero, tramite l'uso di social network (in particolare Facebook), i lavoratori, principalmente romeni. Questi ultimi, una volta giunti in Italia, venivano privati dei documenti di riconoscimento e costretti, sotto minaccia ed intimidazione, a lavorare in diversi fondi agricoli privati, individuati in Scanzano Jonico e Policoro. Le vittime venivano alloggiate presso delle abitazioni a loro affittate forzatamente, il cui costo veniva automaticamente decurtato dal salario.
Secondo quanto ricostruito, i lavoratori venivano costretti a lavorare fino a 14 ore consecutive con un salario medio di 3,5 euro l'ora, con una sola pausa per il pranzo di mezz'ora e sotto continue minacce ed intimidazioni. Al gruppo criminoso hanno preso parte anche alcuni titolari e gestori di aziende del settore ortofrutticolo, nonché un impiegato dell'ufficio anagrafe del comune di Scanzano Jonico e due sindacalisti di un patronato di Marconia di Pisticci, tutti raggiunti da misure cautelari. Delle 14 persone raggiunte da provvedimenti restrittivi 11 sono finite in carcere, uno agli arresti domiciliari, uno con obbligo di dimora e uno con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Considerato l'arco temporale 2014 - 2018, il numero dei lavoratori sfruttati sono circa 200 e i profitti illeciti oltre 1 milione e 300mila euro. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati documenti che certificano le attività illecite e contanti per 56mila euro, sottoposti a sequestro.